Dal 2014 con la nostra associazione abbiamo iniziato un percorso di valorizzazione delle realtà artistiche che sono escluse dai classici contratti della grande distribuzione, convinti che possa esistere tra la popolazione una sensibilizzazione alla produzione artistica dal
basso. Il panorama italiano, soprattutto per quanto riguarda le nuove esperienze giovanili, risulta essere sempre poco attento a queste realtà. Le motivazioni sono sempre più legate ai processi di crisi che i paesi europei stanno affrontando, tuttavia sembrano essere sempre
più vane, non garantendo il minimo spiraglio di luce per una nuova epoca.
Ecco che tra Ottobre e Novembre 2016, spinti dalla necessità di cercare altre forme di produzione ma soprattutto un altro sistema di organizzazione della proposta culturale, abbiamo sviluppato un’indagine intorno alle realtà performative che operano sul territorio cubano. Un progetto che possa metterci in contatto diretto con queste realtà per conoscere, indagare e documentare sia la poetica dei gruppi artistici che il rapporto che viene instaurato con il pubblico. Aprire uno sguardo intorno al ruolo che le arti performative e il teatro rappresentano all’interno della nazione.
Sono passati più di 50 anni dalle prime disposizioni della Rivoluzione, la quale ha posto, fin dal principio, il ruolo preminente della cultura per la rivalsa del popolo cubano. Mentre in Italia si viaggiava a spada tratta sulle corde del boom economico, a Cuba si stava lavorando per la stesura di un’altra storia.
Il nostro intento è stato proprio quello di osservare e studiare le profonde differenze che stanno tra questi due paesi. Abbiamo sviluppato, durante il mese di permanenza a Cuba, una serie di riprese, interviste, documentazione e laboratori teatrali con alcune compagnie teatrali operanti sul territorio cubano.
Il tutto ha prodotto una serie di materiali di documentazione che si sono sviluppati con:
• Un video documentario – La isla di Filippo Ficozzi
• la realizzazione di progetto di paesaggio sonoro a cura di Nicolas baggi
• la realizzazione di una mostra fotografica selezionata tra gli scatti fotografici raccolti durante il progetto ¿Entonces? di Simone De Fazio, Aguas di Simona Fossi, Retratos di Martin Hidalgo
• la stesura di un dossier narrativo di viaggio a cura di Marina Capezzone e Francesco Mugnari la produzione di 2 spettacoli: Conferencia Sobre la Lucha de un Pueblo e La Isla
La direzione organizzativa è di Beatrice Nutini.
a cura di Nicolas Baggi
La Sonorizzazione proposta da Nicolas Baggi, è il risultato delle registrazioni ambientali (Field Recording) che sono state realizzate durante il viaggio, cercando di utilizzare i vari materiali registrati come i colori per la realizzazione di una tela.
Considerando che l'attuale etnia Cubana è una combinazione della cultura spagnola e africana, è stato interessante studiare e vedere quanto il misticismo, e sicuramente la musica afro, abbiano un ruolo fondamentale nella personalità di questo paese e della sua gente, ponendo gli elementi naturali e le loro divinità al centro del processo di composizione.
Nella comprensione di una terra così lontana, le percussioni risultano uno strumento istintivo, basso e antico, a tal punto dà concedere una interessante chiave di lettura dal quale partire per analizzare tutto.
Per questo progetto vengono predisposti due interventi sonori distinti, risultato di una ricerca estetica che l’autore porta avanti da anni, il suo motivato interesse verso la musica elettroacustica le sonorità della musica acusmatica e il processo delle riprese d’ambiente
Primo capitolo: La Traduzione. La differenza linguistica mette in luce la relazione che c'è tra il significato letterale e il successivo valore sociale attribuito ad un concetto creando particolari relazioni, nell’utilizzo del linguaggio. In questo primo capitolo vengono inseriti elementi utilizzati come chiavi di lettura per la comprensione dell’anima di questa terra e di questo popolo.
Il secondo capitolo, è dedicato agli spazi e alle dinamiche di velocità di lettura del viaggiatore. La sedimentazione del vissuto, a partire dall’identità di una terra al suo confronto con il resto, con l’esterno. Cosa spinge un uomo a spostarsi?
Scritto Girato e Montato da: Filippo Ficozzi
Fonico e Sound Design: Nicolas Baggi
Produzione: Tra i Binari
Genere: Documentario
Durata: 30min
La morte di Fidel Castro segna simbolicamente la fine di un'epoca per l'isola di Cuba ma già a partire dagli ultimi 10 anni il modello sociale ed economico cubano stava andando incontro a trasformazioni radicali. Trasformazioni strutturali così profonde da alterare quelle dinamiche sociali che per più di 40 anni hanno fatto di Cuba una realtà unica nel mondo. Si è parlato tanto di “apertura” di Cuba all'occidente, celebrando la riapertura dell'ambasciata americana, il concerto dei Rolling Stones e la sfilata di Dior a La Havana come grandi vittorie diplomatiche. Quello che è stato meno riportato dalla stampa è il fatto che, nonostante l'apparente distensione dei rapporti diplomatici fra Cuba e gli Stati Uniti, l'embargo economico che dal 1960 strangola l'isola è ancora in vigore. Questa onnipresente eredità della guerra fredda, le auto degli anni 50, le gigantografie degli “eroi” della rivoluzione che campeggiano ovunque e un limitato accesso alla tecnologia fanno apparire il paese come bloccato all'interno di una bolla storica: un passato con gli smartphones, dove si ha come la sensazione che il “futuro” stia per irrompere da un momento all'altro, ma dove tutto appare immobile come sospeso in un tempo che non riesce a scorrere. Quello che non appare bloccato è la vibrante produzione culturale del paese e il rigore con cui registi, drammaturghi e attori si impegnano quotidianamente in una battaglia contro la scarsità dei mezzi per portare in scena le loro opere. A Cuba l'accesso alla cultura viene considerato un bene pubblico alla pari di educazione e sanità, fare teatro viene visto come una missione in nome dello sviluppo culturale del paese. Il documentario offre una testimonianza di questa età di mezzo dell'isola di Cuba, un improvviso salto in un futuro incerto. Interrogando artisti del teatro cubano sul tema del cambiamento che l'isola sta affrontando si percepiscono tutte le incertezze, le ansie ma anche la grande speranza e fierezza di un popolo che nel corso di generazioni non ha mai potuto smettere di lottare, contro le innumerevoli limitazioni del paese ma anche contro una visione denigratoria dell'isola che non ne riconosce il valore culturale ma la relega a esotica meta turistica.
A cura di: Simone De Fazio, Simona Fossi, Martin Hidalgo.
Simona Fossi, Simone De Fazio, Martin Hidalgo raccontano per immagini gli incontri avuti a Cuba: persone, luoghi, storie, avventure. Ognuno dei tre fotografi diventa narratore, oltre che occhio della propria personale esperienza, realizzando così tre progetti fotografici personali.
Aguas
Progetto di: Simona Fossi
Cuba è un’isola, cioè un pezzo di terra circondato dal mare. “Isolato” ma allo stesso tempo crogiolo di mescolanza di generi, razze, culture che hanno dato vita a qualcosa di nuovo. Un mondo a parte (politicamente e sociologicamente parlando). Un mondo circondato da acqua e permeato dall’acqua. Liquido e mutevole, come la sua realtà in continua evoluzione. La storia ne è testimone, l’attualità ne è partecipe… specialmente adesso. Già, specialmente adesso è di gran moda una visita in quest’isola per essere spettatori della sua trasformazione, della sua caduta o forse della sua rinascita.
Nessuno di noi dell’associazione Tra i Binari aveva mai visitato questo paese ed il progetto Raices Comunes è stato all’inizio un salto nel vuoto (più che ambizioso). I luoghi comuni, i pregiudizi, le aspettative affollavano le nostre menti finché pian piano entrando in punta di piedi ci siamo lasciati travolgere. L’esperienza è stata forte ed intensa, tanto che adesso riuscire a raccontarne i momenti a mente lucida è estremamente difficile.
Per quanto mi riguarda, non avevo un piano chiaro in testa, sapevo soltanto che avrei voluto raccontare le storie delle persone e delle situazioni reali che stanno dietro a quella copertina patinata da ‘paradiso caraibico’ di cui Cuba è protagonista e talvolta schiava. Raices Comunes è stata un’opportunità enorme da questo punto di vista, mettendoci in contatto con artisti ma anche con persone comuni che sono state ottime guide sul territorio.
Nei momenti di solitudine mi sono dedicata a visitare ed approfondire i luoghi che più avevano attirato la mia attenzione. Non avevo in mente un vero e proprio racconto ma più una serie di immagini ‘rubate’, che poi pian piano è diventata una raccolta di storie, dal taglio reportagistico, i cui protagonisti erano proprio le persone incontrate
lungo la strada. Tornando ai luoghi, alla fine erano proprio quelli che erano a contatto con l’acqua i più interessanti: porti, moli, ponti su fiumi, villaggi sul mare… da qui il titolo “Aguas”.
¿Entonces?
Progetto di: Simone De Fazio
Uno spaccato di realtà Cubana nelle scene comuni della normalità che la immerge, il paesaggio, ritratti di passanti, luci ed ombre che disegnano un nuovo punto di vista, profumi e colori che invitano a cambiare strada, soggetto e storia. Piccoli importanti dettagli, insignificanti, se non ci si presta a farci caso. Piccoli importanti dettagli, che possono accompagnare nel conoscere l’altro. Seguire l’energia del tutto, aiuta a scardinare più in fretta le porte tra noi e il nuovo. Cercando di focalizzare questo flusso, in grado di manifestarsi in qualsiasi modo e sotto qualsiasi veste, è nato “¿Entonces?”. Un lavoro che all’autore è servito per potersi finalmente chiedere: Quindi?
NB: Le foto sono state scattate con la pretesa di conoscere, senza la certezza di sapere.
Retratos
Progetto di: Martin Hidalgo
Le persone sono il soggetto più fotografato al mondo, ho sempre pensato che le immagini degli esseri umani arrivano dritte al cuore e sono anche, in un certo modo, immagini di noi stessi.
È per questo motivo che al mio arrivo a Cuba con il progetto “Raices Comunes” la mia decisione di ciò che avrei fotografato era già stata presa. Cuba una nazione con più di 11 milioni di abitanti, che secondo la poetessa Nancy Morejon: ci siamo dati il compito di creare una nazione omogenea partendo della propria eterogeneità della nazione, creata per un proposito politico più che per qualsiasi controversia culturale o razziale, non ci siamo acculturati alle abitudini spagnole o africane.
Ci produciamo a noi stessi come un popolo meticcio che ha ereditato e sostiene entrambi componenti senza essere già africani né spagnoli, se non solo cubani. Questa omogeneità del cubano o come dicono loro questa ‘cubania’ è quella che ho voluto immortalare nelle mie fotografie, quel cubano allegro, spregiudicato, scherzoso, amico degli scherzi e delle feste e con un sorriso sulle labbra. Comunicativo e conversatore (forse anche troppo) ma sa anche vivere la sua vita interiore. Fedele alla sua esperienza ed identità storica. Questo cubano che balla, canta e cammina, canta profondo, al ritmo affascinante della percussione della musica.